Per la settima edizione curata da Sonia Patrizia Catena Ri-definire il gioiello, a microbo.net – partner dell’iniziativa – è stato chiesto di selezionare, tra tutti i designer finalisti, un vincitore, cui dedicare una mini-personale nelle nostre Wunderkammern.
Vista l’alta qualità, non siamo riusciti a limitarci ad un vincitore: abbiamo quindi deciso di raccogliere due vincitori e otto segnalati in due gruppi, ciascuno dei quali vedrà la realizzazione di due Wunderkammern, una personale per il vincitore e una collettiva per i segnalati. I due vincitori sono Cristian Visentin e Studiozero-vetro Caterina Zucchi. A ciascun vincitore sono associati 4 segnalati: Adriana Del Duca, Daniela Luzzu, Rita Martínez, Nobahar Design di Sogand Nobahar per il primo caso e Rosalba Rombolà, Qèc – Mariantonietta Davoli, Vittorio Mazzocchi, Loreta Segato per il secondo caso.
Ogni gruppo è stato da noi selezionato seguendo i due macro fili conduttori che maggiormente ci hanno affascinato in questa edizione di ridefinire il gioiello: da un lato un design più tattile, guidato dalla materia, con gioielli di ispirazione scultorea o architettonica, dall’altro uno più legato alle linee, al disegno, all’intreccio di forme e colori.
Il gioiello vincitore per il primo dei due filoni che abbiamo identificato è Archaic, il bracciale realizzato da Cristian Visentin, che ingloba al proprio interno grazie alla tecnologia della stampa in 3d la spilla da cui trae ispirazione. In questo caso l’approccio al gioiello è lineare ma al contempo rimanda alla materia, proprio grazie alla traduzione in calco, segno tangibile che viene impresso sulla materia trasparente della spilla originaria, che ritroviamo, nella sua fisicità, come ricordo tattile.
Alla personale di Cristian Visentin si allaccia una collettiva di gioielli che riempiono gli spazi con la propria fisicità, capaci di ricordare sculture medievali come nel caso de Il drago Pedro di Rita Martinez, o sculture in movimento, cinetiche, come nel caso dei levrieri che si rincorrono nella collana Motus leporarius di Genos di Adriana Del Duca o ancora spazi più o meno astratti, come nel caso dei rilievi creati dal legno nella collana Antithesis di Daniela Luzzu e nella coppia bracciale – anello Bazar, di Nobahar Design, capace di utilizzare i piccoli volumi dei bijoux per richiamare in maniera decisa un’ispirazione architettonica. Personale e collettiva insieme mostrano la volontà dei designer di ibridare lo spazio del corpo – che indossa i gioielli – con gli spazi fisici cui si richiamano, che inglobano o cui fanno riferimento, contestualizzandosi e davvero ridefinendosi.
Il gioiello vincitore per il secondo dei due filoni che abbiamo identificato è la collana 1 X 10, realizzata da Studiozero-vetro di Caterina Zucchi, capace di tradurre in vetro e argento colori e volumi al contempo, paradossalmente, spigolosi e sinuosi. In questo gioiello forma e colore prendono il sopravvento sulla materia e si impongono alla vista grazie ai contrasti intrinseci che riescono ad evidenziare. Materiali e qualità cromatiche dipingono così lo spazio del gioiello e sottolineano le qualità della materia.
Alla personale di Studiozero-vetro di Caterina Zucchi si aggancia una collettiva di gioielli che valorizzano l’abbinamento forma-colore, con soluzioni originali e gioielli dalla forte carica visiva. Le forme trovano il proprio completamento in cromie d’impatto emotivo e quasi pittorico, come nel caso di Stromboli, il tramonto e io (il pesce) di Rosalba Rombolà, col suo richiamo emotivo ad un luogo del cuore e la forza dei colori che lo definiscono o ancora come nel caso di Map, la collana di Qèc – Mariantonietta Davoli, in cui forme e colori intrecciandosi danno origine a percorsi e rimandano a spazi urbani e alla loro rappresentazione astratta. O ancora nel gioco tra colore e trasparenza che caratterizza Flowers, di Loreta Segato, spilla in cui il colore di fondo viene ereditato, arricchito da giochi di luce, dalla trasparenza dei fiori. O infine nel rapporto tra forme e cromie della collana Medusa di Pepite di Giulia Scandolara, capace di richiamare il soggetto del bijoux sia attraverso la forma stilizzata del volto, sia grazie ai fili verdi, che alludono alla scarmigliata e paralizzante chioma di serpenti della Medusa.
.
.
.
Wunderkammern effimere
Curatela: Sonia Patrizia Catena, Anna Epis e Aldo Torrebruno
Personale: Cristian Visentin
Collettiva: Adriana Del Duca, Daniela Luzzu, Nobahar Design di Sogand Nobahar, RitaMartínez
Personale: Studiozero-vetro Caterina Zucchi
Collettiva: Mariantonietta Davoli, Vittorio Mazzocchi, Rosalba Rombola, Giulia Scandolara