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Valeria Degli Agostini

RIEMERGERE OLOBIONTE

Artista del giorno 15.02.2022

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New eyes
Regia/animazione: Valeria Degli Agostini
Musica: Andrea Marcellan
Durata: 2’30”

Così l’artista presenta il proprio lavoro:

<< Durante un lungo periodo di isolamento dal mondo esterno, una ragazza scopre di poter osservare, con occhi nuovi, piccole cose che una volta dava per scontate.
Alcuni doni, trovati davanti alla sua porta di casa, fanno da ponte tra lei e il mondo esterno e le consentono di avere sempre nuovi spunti per i suoi disegni.
Attraverso questi doni è possibile percepire la presenza dell’altro, che non si mostra mai ma agisce da dietro le quinte, portando avanti la storia.
Il cortometraggio narra una storia di resilienza, in cui l’isolamento e la malattia vengono affrontati in modo ottimista, traendo soddisfazione dalle poche cose a disposizione.
Si crea un climax in cui il massimo apice è costituito dall’incontro con l’altro, con la misteriosa persona che porta i doni senza mai farsi vedere.

Cosa significa “isolamento”? Rimanere dentro casa, con tutti i comfort a disposizione, non sembra un’impresa difficile. Ci siamo passati più o meno tutti, a volte è stato persino un’esperienza piacevole. Ma cosa succede quando uscire dalla porta di casa diventa un divieto per un tempo più lungo? Che sensazioni si provano a veder passare le stagioni fuori dalla finestra, e non poterne far parte? Come si possono ringraziare le persone care, gli amici e i conoscenti che ogni settimana ti lasciano la spesa di fronte al portone di casa, ti portano i medicinali e rimangono a disposizione per ogni tua necessità? Come si contrasta la sensazione di disillusione e sconforto, ad ogni tampone ancora positivo? Queste domande sono il background dal quale ho sviluppato l’idea per questo cortometraggio. Ho voluto creare un racconto di resilienza, in cui una situazione drammatica diventa motivo di crescita. “Guardare le cose con occhi nuovi”, “Vedere il bello nelle piccole cose” sono frasi il cui senso viene spesso sottovalutato. Sono proprio queste “cose” a mancare di più, in una situazione di isolamento. Calpestare le foglie cadute in autunno, la brina gelida sull’erba, il riflesso del sole sull’acqua del fiume quando passi il ponte, ma anche i melograni, le zucche di Halloween all’interno dei negozi, le luminarie di Natale. Sono queste piccole cose a definire il presente e a rendere partecipi del tempo che scorre. Senza questi riferimenti, non si ha la sensazione di vivere il proprio tempo, la propria realtà. Si rimane in una specie di limbo sintetico in cui si ha la costante sensazione di star perdendo qualcosa. La storia del cortometraggio è basata sulla mia esperienza di isolamento e malattia di 41 giorni. Questa esperienza mi ha portata a vedere con occhi nuovi tutto ciò che mi circonda, senza dare nulla per scontato, e spero che il cortometraggio possa aiutare anche altre persone ad affrontare con serenità e creatività l’eventualità di un lungo periodo di isolamento. Il corto è stato realizzato attraverso disegni ad acquerello su carta rielaborati digitalmente con un’intelligenza artificiale
>>.

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Dopo quasi due anni passati con la testa sotto l’acqua, in costante apprensione, con occhi e orecchie concentrati sui numeri, sui dati, sulle chiusure, sui fatti tragici, non c’è dubbio alcuno sul fatto che sia giunto il momento di provare a riemergere. Non possiamo ancora permetterci di risalire, forse, ma sicuramente dobbiamo tornare in superficie, provare a capire quanta e quale parte della nostra vita rimettere al centro. L’arte, la cultura, le mostre, i vernissage sono stati tra i momenti cui è stato necessario rinunciare, ma al contempo che più ci sono mancati, perché nel momento di difficoltà abbiamo anche perso un’ancora cui aggrapparci con forza, quella della riflessione artistica, quella della bellezza. Ma in realtà, per fortuna, la meditazione e la produzione degli artisti non si è mai fermata, ha continuato a muoversi sotto traccia, ma anche ad aiutarci ad andare avanti. Adesso è tempo di riemergere: riemergono le attività culturali, ma anche le nostre città, che si rinnovano, cambiano, mutano, prendono nuove forme. Riemergono le nostre abitudini, cerchiamo di capire a cosa corrisponda la nuova normalità, a cosa possiamo tornare ad aspirare, a quali condizioni dobbiamo rispettare. 

Al contempo scopriamo però, anche grazie a questo percorso di riemersione, che non siamo e non saremo mai più soli, non possiamo più pensarci come organismi a sé stanti. La nuova normalità che dobbiamo costruire assieme ci porta anche a ripensare al nostro essere nel mondo: alcuni pensatori hanno proposto per questo il concetto di olobionte, mutuato dalle teorie evoluzionistiche. Non dobbiamo più pensarci come organismi a sé, ma come un complesso di vari attori che in qualche misura devono imparare a convivere, siano esseri microscopici ma anche macroscopici compagni di viaggio. Siamo in reti di relazioni e interdipendenze, in cui davvero non condividiamo lo stesso DNA, ma viviamo in una simbiosi costante, che dobbiamo portare ad essere sempre più costruttiva e interattiva.

Riemergendo possiamo e dobbiamo pensare che forse nel mondo che abitavamo prima ci eravamo illusi di poter governare e controllare l’ingovernabile e l’ineluttabile, mentre dopo questi due anni siamo obbligati a sapere che dobbiamo imparare a conviverci, non con passiva rassegnazione ma cercando nuovi equilibri, che passano attraverso una nuova ricerca del senso di ciò che viviamo e che facciamo. Senza mai dimenticarci che, riemergendo, possiamo imparare a concentrarci non più e non solo sulla quantità, ma sulla qualità e la profondità delle nostre sensazioni e delle nostre vite.

Curatela
Anna Epis e Aldo Torrebruno
microbo.net

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