RIEMERGERE OLOBIONTE
Artista del giorno 12.03.2022
Dagli abissi alle stelle
Così l’artista presenta il proprio lavoro:
<< Ogni ecosistema ha le proprie leggi, i propri confini e i propri limiti di sopravvivenza.
All’inizio del 2020 un microscopico elemento naturale, un virus, ha messo in serio pericolo la sopravvivenza della nostra specie, impreparata e inerme di fronte a un attacco di simile portata.
Per fortuna però la collaborazione degli scienziati a livello mondiale è riuscita a mettere a punto le armi per prevenire e combattere l’attacco alieno.
Perché il virus è realmente un “alieno”, nel senso che è “altro da noi”, ma non è un essere che da un altro pianeta venga in pace a chiedere e a offrire collaborazione reciproca.
E’ a tutti gli effetti un parassita, che per vivere necessita di un ospite a cui rubare la vita, e quindi non abbiamo avuto altra scelta che cercare di eluderlo o sopprimerlo.
Questa terribile pandemia ha però sortito anche alcuni effetti collaterali positivi, assumendo il ruolo di cartina tornasole per tutte le inefficienze e le magagne del nostro “sistema umano” nel suo complesso, e rivelandoci le nostre carenze ci ha indotto a riflettere su di esse e a cercare nuove soluzioni per tutelare e migliorare il nostro vivere sociale.
Perché ciò che il virus è andato a intaccare più profondamente è proprio il nostro modus vivendi connesso a una socialità mobile, capillarmente diffusa e organizzata in una caleidoscopica rete fisica di contatti interpersonali.
Poiché i punti di forza di una comunità sono soprattutto l’unione e la cooperazione, questa terribile esperienza, che ci è costata tante vite umane e che oltre alla salute dei singoli individui ha messo in serio pericolo anche l’intera economia mondiale, deve servire a farci dire “mai più senza!” riguardo alla solidarietà tra i popoli e alla salvaguardia dell’ambiente; obbiettivi fondamentali, il cui raggiungimento è ancora abbastanza lontano da un orizzonte immediato, ma è comunque un must che non possiamo assolutamente permetterci il lusso di mancare.
Simili a una miriade di frammenti cosmici dispersi alla deriva, abbiamo dovuto allontanarci in fretta dalla cometa illusoria che avevamo creato a nostra immagine e somiglianza, la cui nemesi rischiava di cannibalizzarci rovinosamente.
Nuotando come naufraghi in un universo amniotico, ci siamo dati da fare per riaggregarci in nuove forme, basandoci sulle reciproche forze attrattive gravitazionali; e ora, dopo aver sperimentato l’abisso e il buio fatto di dubbi e tentativi vani, eccoci finalmente entrare nell’area di una galassia di speranza, al centro della quale brillano nuove idee per la costruzione di un sistema di valori intorno a cui orbitare senza il timore di una futura e prossima disgregazione >>.
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Dopo quasi due anni passati con la testa sotto l’acqua, in costante apprensione, con occhi e orecchie concentrati sui numeri, sui dati, sulle chiusure, sui fatti tragici, non c’è dubbio alcuno sul fatto che sia giunto il momento di provare a riemergere. Non possiamo ancora permetterci di risalire, forse, ma sicuramente dobbiamo tornare in superficie, provare a capire quanta e quale parte della nostra vita rimettere al centro. L’arte, la cultura, le mostre, i vernissage sono stati tra i momenti cui è stato necessario rinunciare, ma al contempo che più ci sono mancati, perché nel momento di difficoltà abbiamo anche perso un’ancora cui aggrapparci con forza, quella della riflessione artistica, quella della bellezza. Ma in realtà, per fortuna, la meditazione e la produzione degli artisti non si è mai fermata, ha continuato a muoversi sotto traccia, ma anche ad aiutarci ad andare avanti. Adesso è tempo di riemergere: riemergono le attività culturali, ma anche le nostre città, che si rinnovano, cambiano, mutano, prendono nuove forme. Riemergono le nostre abitudini, cerchiamo di capire a cosa corrisponda la nuova normalità, a cosa possiamo tornare ad aspirare, a quali condizioni dobbiamo rispettare.
Al contempo scopriamo però, anche grazie a questo percorso di riemersione, che non siamo e non saremo mai più soli, non possiamo più pensarci come organismi a sé stanti. La nuova normalità che dobbiamo costruire assieme ci porta anche a ripensare al nostro essere nel mondo: alcuni pensatori hanno proposto per questo il concetto di olobionte, mutuato dalle teorie evoluzionistiche. Non dobbiamo più pensarci come organismi a sé, ma come un complesso di vari attori che in qualche misura devono imparare a convivere, siano esseri microscopici ma anche macroscopici compagni di viaggio. Siamo in reti di relazioni e interdipendenze, in cui davvero non condividiamo lo stesso DNA, ma viviamo in una simbiosi costante, che dobbiamo portare ad essere sempre più costruttiva e interattiva.
Riemergendo possiamo e dobbiamo pensare che forse nel mondo che abitavamo prima ci eravamo illusi di poter governare e controllare l’ingovernabile e l’ineluttabile, mentre dopo questi due anni siamo obbligati a sapere che dobbiamo imparare a conviverci, non con passiva rassegnazione ma cercando nuovi equilibri, che passano attraverso una nuova ricerca del senso di ciò che viviamo e che facciamo. Senza mai dimenticarci che, riemergendo, possiamo imparare a concentrarci non più e non solo sulla quantità, ma sulla qualità e la profondità delle nostre sensazioni e delle nostre vite.
Curatela
Anna Epis e Aldo Torrebruno
microbo.net