VERNICE Lunedì 20 giugno, ore 17,30
Wunderkammern effimere
Circuiti Dinamici, via Giovanola 21/C Milano
Le due camere delle meraviglie ospitano per questa edizione del ciclo Riemergere Olobionte le opere di Alex Sala e Donatella Sarchini, due artisti piuttosto diversi a livello stilistico, ma con alcuni punti del proprio discorso e percorso artistico decisamente comuni. Si tratta infatti di fotografi che hanno tra i propri punti costanti di riflessione quello sulla natura, sul rapporto tra naturale e artificiale, tra natura e cultura, con una componente di preoccupazione e un conseguente occhio di riguardo per il nostro futuro.
I due anni di pandemia ci hanno sicuramente allontanati non solo dai nostri simili, con l’isolamento forzoso che ci siamo dovuti imporre, ma anche dalla natura: ci sono stati periodi in cui ci siamo dovuti chiedere se i fiori continuassero a fiorire e gli alberi a riempirsi di foglie, se i cicli delle stagioni andassero avanti, senza che noi li potessimo osservare. In realtà la risposta a questa domanda non è solo ovvia, ma in un certo senso stupefacente: senza di noi, senza l’impatto antropico, la natura non solo proseguiva la propria vita, ma addirittura prosperava: come non ricordare le immagini di mari storicamente inquinati al punto da rendere la vita una chimera che tornano a diventare limpidi e popolati di pesci, o l’aria delle città miracolosamente respirabile, mentre noi eravamo chiusi nelle nostre case?
Tutto ciò ha sembrato a tratti restituirci un barlume di speranza, ma si tratta purtroppo di una magrissima consolazione: i dati dicono che nei due anni pandemici siamo semplicemente riusciti a rallentare la corsa verso l’alto delle temperature medie, ma non a invertirne la rotta, nonostante aerei, navi, automobili più che dimezzati, nonostante le nostre CO2 footprint decisamente ridotte. Neppure uno stop così drastico ha portato a risultati concreti, ma solo a rallentare la nostra corsa verso il peggio.
La riflessione dei due artisti in questa mostra viaggia proprio su questa linea: Alex Sala cerca di osservare, con preoccupazione ma al contempo con curiosità e speranza. Sospende il giudizio, si stupisce (e noi con lui) del passaggio dal buio alla luce, cerca di far consonare la realtà osservata e il proprio io e ritmo interiore, muovendosi lentamente lungo un percorso che oscilla tra dentro e fuori, tra sé e quell’altro da sé che è il mondo naturale. La nota conclusiva, come detto, è positiva: l’artista crede ancora nella nostra capacità di cavarcela, dando il meglio di noi nelle situazioni più intricate.
Donatella Sarchini propone immagini cariche, distorte, con i colori accesi che indicano al contempo il ritmo, il peso ma anche la volontà del ritorno alla vita, alla socialità, alla condivisione. Le luci della città si stagliano nei cieli notturni, l’attività umana che riprende diviene contrappunto di ciò che abbiamo vissuto. Tutti noi in queste immagini diventiamo una sorta di comete, frammenti di luce che si muovono nel buio, mentre proviamo a tornare a coordinarci e a cercare soluzioni assieme, consapevoli come non mai della nostra fragilità e della necessità di cooperare per risolvere problemi molto più grandi del singolo individuo e della propria impotenza.
Sembra innegabile che, pur con le loro differenze stilistiche, entrambi gli artisti ci stiano indicando abbastanza chiaramente una via verso una nuova socialità, più consapevole, meno egoista e sicuramente più attenta.
Aldo Torrebruno