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Giovanni Bartolozzi

ARTISTA DEL GIORNO | 01.01.2023

<< TRACCE DI AZOLO. Azolo è il termine con cui in Sicilia si identifica il colore indaco. Si tratta di una polvere usata in passato per la biancheria che, dopo il lavaggio, veniva risciacquata in acqua e azolo per togliere l’ingiallimento che spesso il tempo, l’usura ed i raggi solari provocavano alle lenzuola. In realtà il giallo veniva coperto dalla tinta azzurrata dell’indaco e magicamente appariva più pulita. In molti paesi siciliani questa polvere veniva anche usata per tinteggiare le facciate delle case: un po’ per dare una velatura di azzurro alla calce, ma anche perché si riteneva che l’azolo avesse il potere di tenere lontani gli insetti. A volte anche le alcove interne venivano “azzolate”. In alcuni paesi del palermitano, come Altofonte, vecchie pareti esterne scrostate dal tempo appaiono ancora tendenti all’azzurro conservando “tracce di azolo”. >>

Giovanni Bartolozzi

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TRITTICO

Il trittico è un formato affascinante, cui siamo avvezzi per molte ragioni: è dal medioevo infatti che trittici di varia natura e vari materiali ci osservano dalla storia dell’arte, e ci affascinano col loro offrirci punti di vista differenti, ma anche con il proprio avvolgerci, utilizzandoci come ideale chiusura dello spazio aperto che il trittico definisce. Al contempo abbiamo adattato la struttura tripartita anche ad altri utilizzi, più prosaici forse ma non meno importanti, quali ad esempio le specchiere per il trucco, in cui ancora una volta ci immergiamo per osservarci da ogni lato. Siamo così passati dallo spirituale all’estetico, ma in ogni caso indaghiamo, osservandole da più prospettive, le nostre anime e i nostri volti, in una sorta di approfondimento del sé che può essere interiore e esteriore.
Il trittico però può essere anche interpretato come una sequenza logica o temporale, non necessariamente sincrona, quindi indagine che non si svolge solo in estensione, ma anche in maniera verticale seguendo il filo del discorso o il succedersi cadenzato degli eventi.
Per questo ci sembra affascinante l’idea di chiedere ai nostri artisti di utilizzare questo formato: tre immagini che raccontino, in estensione o in profondità, sincronicamente o diacronicamente una storia, unite dal filo rosso del formato e dalla potenza del numero, che ha affascinato l’uomo sin dai tempi di Pitagora – che lo definiva il numero perfetto, sintesi di uno e due, chiusura della cosiddetta triade ermetica. 

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