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Giorgio Formenti

ARTISTA DEL GIORNO | 20.02.2023

<< HOHOKAM di Fabio Pusterla

Those who vanished hanno lasciato tracce di non si sa più cosa come uno zampettio su sabbie fragili: muri crepati, altane ora deserte, piste. La loro assenza angelica ci turba e ci consola quando il cielo è più basso e vaste nere nuvole ci schiacciano. A volte sopra un sasso o nel fumo di un antro

un segno parla di noi senza farsi capire. Dice che c’è qualcosa di più grande un modo di sentire. Che il tempo ha uno spessore e non procede come freccia impavida che ignora il suo finire.

Se il tempo è come un’onda come una macchia d’olio nello spazio se la sua curva porta in direzioni vaghissime e possibili forse potremo svanire anche noi per ritornare segni di passaggio. >>

Giorgio Formenti

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TRITTICO

Il trittico è un formato affascinante, cui siamo avvezzi per molte ragioni: è dal medioevo infatti che trittici di varia natura e vari materiali ci osservano dalla storia dell’arte, e ci affascinano col loro offrirci punti di vista differenti, ma anche con il proprio avvolgerci, utilizzandoci come ideale chiusura dello spazio aperto che il trittico definisce. Al contempo abbiamo adattato la struttura tripartita anche ad altri utilizzi, più prosaici forse ma non meno importanti, quali ad esempio le specchiere per il trucco, in cui ancora una volta ci immergiamo per osservarci da ogni lato. Siamo così passati dallo spirituale all’estetico, ma in ogni caso indaghiamo, osservandole da più prospettive, le nostre anime e i nostri volti, in una sorta di approfondimento del sé che può essere interiore e esteriore.
Il trittico però può essere anche interpretato come una sequenza logica o temporale, non necessariamente sincrona, quindi indagine che non si svolge solo in estensione, ma anche in maniera verticale seguendo il filo del discorso o il succedersi cadenzato degli eventi.
Per questo ci sembra affascinante l’idea di chiedere ai nostri artisti di utilizzare questo formato: tre immagini che raccontino, in estensione o in profondità, sincronicamente o diacronicamente una storia, unite dal filo rosso del formato e dalla potenza del numero, che ha affascinato l’uomo sin dai tempi di Pitagora – che lo definiva il numero perfetto, sintesi di uno e due, chiusura della cosiddetta triade ermetica. 

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