TRITTICO
La fotografia urbana, intesa come forma d’arte, si eleva a un nuovo livello di teatralità attraverso l’uso magistrale di geometrizzazioni e textures. In questo palcoscenico metropolitano, i quattro artisti che proponiamo per questa mostra del ciclo Trittico catturano la coreografia visiva delle città, trasformando gli elementi urbani in veri e propri attori di una performance unica. La città diviene rappresentazione, Darstellung direbbero i filosofi: assume quindi un ruolo cruciale nel plasmare la percezione e la comprensione dell’ambiente urbano da parte di chi lo abita e lo osserva. La realtà fisica della città diviene una rappresentazione simbolica e estetica, le strutture architettoniche, le strade e gli oggetti urbani e le persone che li abitano diventano gli attori di uno spettacolo visivo, dove ognuno contribuisce a narrare una storia unica. Le geometrizzazioni conferiscono una dimensione astratta e quasi scenica agli oggetti cittadini, mentre le textures, come costumi elaborati, ne definiscono la personalità.
Ogni scatto diventa così una scena complessa, dove l’urbanità si trasforma in un dramma visivo. Le superfici dei palazzi diventano palcoscenici di luce e ombra, le strade sono le vie di transito di storie nascoste, e gli oggetti urbani assumono ruoli diversi nella rappresentazione della vita cittadina. La teatralità intrinseca alla fotografia urbana aggiunge una nuova dimensione emozionale, trasformando lo spettatore in un pubblico partecipe di questa sorta di pièce visiva.
Alessandro Zuliani Queiroz presenta il proprio lavoro citando Il piccolo Principe, e in realtà le sue immagini sono colme di riferimenti che ampliano i confini e creano un crossover tra le arti: impossibile non udire nella propria testa le note di Abbey Road, osservando l’attraversamento pedonale che ci propone, il gioco tra la geometria e il movimento di chi si muove per la città.
Donatella Sarchini propone un movimento che è invece sull’asse verticale e non su quello orizzontale, attraverso forme che guardano al cielo, che suggeriscono un dialogo – di crescita, di comunicazione, persino di pericolo, tra il piano orizzontale e la verticalità, aggiungendo quindi una dimensione di ricerca dell’altro e di ricerca da parte dell’altro, attraverso una tensione comunicativa.
Ivana Carrito ci riporta alla dimensione teatrale, alla Darstellung come “messa in scena”, offrendoci una visione di uno spazio interno, quello di una chiesa, reso però differente rispetto a quanto ci si potrebbe aspettare, caratterizzato fortemente dalla disposizione accurata in essa di sedie dalla forma molto particolare. L’artista sembra ricercare modularità e ordine, grazie anche a un costante richiamo alla geometrizzazione dello spazio creata dalle forme.
Tale messa in scena si ritrova infine nell’opera di Paola Zorzi, che utilizza il trittico in maniera da costruire una quinta di scena, sfruttando un contesto urbano. Una cicatrice sull’asfalto viene utilizzata come elemento di unione tra le immagini, che ci offrono una prospettiva impossibile, perché ruotata a 180 gradi su un tutto, che davvero risulta essere più della somma delle tre parti che lo compongono.
In definitiva, attraverso l’opera di questi quattro artisti, la fotografia si rivela come un mezzo potente per esplorare e interpretare il contesto urbano. Ogni immagine diventa una performance unica, ricca di simbolismo e suggestione, portando alla luce la complessità e la bellezza spesso trascurate o non del tutto comprese delle città che abitiamo.
Aldo Torrebruno
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VERNICE Domenica 10 dicembre, ore 17
Circuiti Dinamici, via Giovanola 21/C Milano
CURATELA microbo.net
La mostra rimarrà aperta fino al 12.01.2023, su appuntamento, nei giorni di: mercoledì (ore 16-18), giovedì e venerdì (ore 18-20); escluso festivi.