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Elena Lunelli

ARTISTA DEL GIORNO | 05.12.2023

<< Terra di nessuno. Il progetto rappresenta il non binarismo di genere proiettato in un mondo ideale, dove sono abbattuti pregiudizi, odio e paura della diversità, favorendo nuovi punti di vista e d’incontro. Questa realtà è rappresentata dalla natura che agisce come ponte d’unione e un luogo di spazio intermedio senza confini. La natura è la terza strada, che si allontana dall’estremo binarismo radicato all’interno della società e attraversa la fluidità e la ricerca di sé. L’intenzione è quella di evidenziare la lampante “contaminazione” proveniente dal mondo faunistico e floristico, dove risiedono moltissime specie ermafrodite con connotazioni maschili e femminili non definite. Ciò dimostra che appartenere ad un genere fuori dal modello convenzionale, uomo e donna, non possa essere considerato “contro natura”. In alcune fotografie, le piante provviste di fiori ermafroditi si uniscono con le persone ritratte, creando una sovrapposizione di elementi. L’utilizzo delle piante esalta il lato materico e tattile del progetto e allo stesso tempo elimina i tratti connotativi maschili e femminili, dando una nuova visione del corpo. Il metodo della cianotipia marca l’imprevedibilità e l’incapacità di controllo. L’immagine verrà “contaminata” dal sole e dal suo movimento, dalla pressione della pennellata sul foglio, dai riflessi e dall’intensità della luce rendendo l’immagine unica e quindi non riproducibile in egual modo. In questa tecnica ho trovato una grande correlazione tra l’unicità degli esseri viventi e l’influenza che ogni piccolo cambiamento o comportamento del singolo possa avere sulla sfera globale. Il progetto racconta la storia di: Este, Ash e Dafne, tre persone non binarie. >>

Elena Lunelli

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TRITTICO

Il trittico è un formato affascinante, cui siamo avvezzi per molte ragioni: è dal medioevo infatti che trittici di varia natura e vari materiali ci osservano dalla storia dell’arte, e ci affascinano col loro offrirci punti di vista differenti, ma anche con il proprio avvolgerci, utilizzandoci come ideale chiusura dello spazio aperto che il trittico definisce. Al contempo abbiamo adattato la struttura tripartita anche ad altri utilizzi, più prosaici forse ma non meno importanti, quali ad esempio le specchiere per il trucco, in cui ancora una volta ci immergiamo per osservarci da ogni lato. Siamo così passati dallo spirituale all’estetico, ma in ogni caso indaghiamo, osservandole da più prospettive, le nostre anime e i nostri volti, in una sorta di approfondimento del sé che può essere interiore e esteriore.
Il trittico però può essere anche interpretato come una sequenza logica o temporale, non necessariamente sincrona, quindi indagine che non si svolge solo in estensione, ma anche in maniera verticale seguendo il filo del discorso o il succedersi cadenzato degli eventi.
Per questo ci sembra affascinante l’idea di chiedere ai nostri artisti di utilizzare questo formato: tre immagini che raccontino, in estensione o in profondità, sincronicamente o diacronicamente una storia, unite dal filo rosso del formato e dalla potenza del numero, che ha affascinato l’uomo sin dai tempi di Pitagora – che lo definiva il numero perfetto, sintesi di uno e due, chiusura della cosiddetta triade ermetica. 

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