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Stefano Scagliarini

ARTISTA DEL GIORNO | 06.01.2024

<< Un trittico per esplorare la potenziale perdita di connessione umana e identità visiva in un mondo privo di fotografie, sollevando domande sulla nostra relazione con l’immagine in un era che già abbraccia l’intelligenza artificiale.
Se qualcosa che diamo per scontato scomparisse all’improvviso, cosa succederebbe? Se le fotografie svanissero dal mondo, come cambierebbe il nostro modo di rapportarci al passato? Con tutta probabilità inventeremmo nuove soluzioni. Ma quali sarebbero le conseguenze di questo mancato equilibrio tra ricordo e sua rappresentazione?
Abbiamo affidato ai rullini prima e al digitale dopo, i nostri legami e le nostre memorie. Siamo l’immagine plurale delle fotografie che ci hanno catturato nel tempo, dei ricordi che esse evocano. Una serie di composizioni in cui si vive, si piange, si sorride. Si susseguono momenti di festa, torte di compleanno, lanci di riso e facce poco convinte di fronte a monumenti in giro per il mondo. Le persone si abbracciano, salutano, si imbarazzano davanti all’obiettivo. Immagini su carta o tra i pixel di uno smartphone, diventano ricordi che popolano la nostra mente. Sequenze che riproducono esistenze. Ma senza fotografi le emozioni sarebbero le stesse? Potremmo ancora rivivere momenti passati? Quali aneddoti e saremmo in grado di ricordare? Se le fotografie scomparissero dal mondo, scompariremmo anche noi?
Se le fotografie scomparissero, forse il mondo non cambierebbe di una virgola
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Stefano Scagliarini

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TRITTICO

Il trittico è un formato affascinante, cui siamo avvezzi per molte ragioni: è dal medioevo infatti che trittici di varia natura e vari materiali ci osservano dalla storia dell’arte, e ci affascinano col loro offrirci punti di vista differenti, ma anche con il proprio avvolgerci, utilizzandoci come ideale chiusura dello spazio aperto che il trittico definisce. Al contempo abbiamo adattato la struttura tripartita anche ad altri utilizzi, più prosaici forse ma non meno importanti, quali ad esempio le specchiere per il trucco, in cui ancora una volta ci immergiamo per osservarci da ogni lato. Siamo così passati dallo spirituale all’estetico, ma in ogni caso indaghiamo, osservandole da più prospettive, le nostre anime e i nostri volti, in una sorta di approfondimento del sé che può essere interiore e esteriore.
Il trittico però può essere anche interpretato come una sequenza logica o temporale, non necessariamente sincrona, quindi indagine che non si svolge solo in estensione, ma anche in maniera verticale seguendo il filo del discorso o il succedersi cadenzato degli eventi.
Per questo ci sembra affascinante l’idea di chiedere ai nostri artisti di utilizzare questo formato: tre immagini che raccontino, in estensione o in profondità, sincronicamente o diacronicamente una storia, unite dal filo rosso del formato e dalla potenza del numero, che ha affascinato l’uomo sin dai tempi di Pitagora – che lo definiva il numero perfetto, sintesi di uno e due, chiusura della cosiddetta triade ermetica. 

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