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SAVE THE DATE | Siamo così, dal body shaming al body loving | 28.09.2024

Siamo lieti di ospitare nelle nostre piccole bacheche, vere e proprie “camere delle meraviglie”, tre mostre collettive nate dall’iniziativa del Circolo Fotografico Il Caravaggio, dal titolo “Siamo così”. Il riferimento diretto alla celebre canzone di Fiorella Mannoia non è casuale: la canzone celebra la forza, l’autenticità e l’unicità di ogni donna, e queste stesse qualità sono al centro delle opere esposte. Gli scatti dei fotografi del circolo immortalano modelle che sfidano serenamente (non coraggiosamente, serenamente) i canoni di bellezza convenzionali, offrendo uno spunto di riflessione profonda sul significato stesso di “bellezza”.

Il titolo della mostra ci spinge a interrogarci su un concetto spesso dato per scontato: cos’è davvero un canone di bellezza? Possiamo definirlo come qualcosa di immutabile, indipendente dai fattori storici, sociali e culturali che lo influenzano? Esiste un canone di bellezza “per sé”, su cui l’intera umanità, anzi l’intera razza umana (presente, passata e futura) possa concordare? La risposta, per noi, è chiaramente negativa. Il canone estetico non è un’entità fissa e universale, bensì un riflesso mutevole del tempo e del contesto in cui ci troviamo. Esso evolve continuamente in risposta alle rivoluzioni culturali, a fenomeni sociologici e persino a cambiamenti antropologici, rendendo ogni tentativo di definirlo in maniera assoluta una forzatura.

Questa riflessione apre un campo di discussione che è tanto ovvio quanto spesso trascurato: l’estetica è un costrutto sociale, una narrazione che cambia con il mutare delle epoche, dei luoghi e delle esperienze. Ma la mostra va oltre e solleva altre due questioni fondamentali. In primo luogo, il concetto di corpo come “contenitore” della nostra identità. Spesso parliamo del nostro corpo come fosse un’entità univoca, ma in realtà esso è in continua trasformazione. Che si tratti di mutamenti naturali o influenzati da esperienze fisiche e psicologiche, il corpo non è mai statico. Noi non siamo un corpo, piuttosto abitiamo corpi in costante cambiamento. Volendo essere eraclitei, non sono non ci si immerge mai due volte nello stesso fiume, ma allo stesso modo, non indossiamo mai lo stesso corpo due volte, neanche nell’arco di una sola giornata.

La seconda riflessione riguarda la rivendicazione del corpo che abitiamo. Pur sapendo che il corpo è una forma in continuo divenire, abbiamo il diritto e il dovere di affermarlo con orgoglio, di accettarlo e celebrarlo per ciò che rappresenta in quel determinato momento della nostra vita. È un atto di autoaffermazione, ma anche di consapevolezza della sua impermanenza.

Ed è proprio questo dialogo tra il corpo e l’io interiore che emerge dalle opere in mostra. I fotografi, in collaborazione con le modelle, esplorano attraverso scatti intensi il rapporto con il proprio corpo e con la percezione che gli altri hanno di esso. Gli sguardi, le pose, le provocazioni sono parte di un gioco estetico che sfida i preconcetti e invita alla riflessione. Si passa da modelli più classici a pin-up giocose, fino a soggetti che mettono in scena relazioni intime e personali, sempre valorizzati dalla sensibilità degli artisti che catturano l’essenza del messaggio che ogni persona, nella sua individualità, intende trasmettere.

Non a caso, ogni modella e modello accompagnano la propria immagine con parole che fungono da contrappunto, offrendo uno spunto di riflessione personale sul rapporto con il proprio corpo, sugli sguardi altrui, sugli insulti e i complimenti non richiesti, sui pregiudizi e sulle aspettative sociali. La mostra diventa così un dialogo tra l’immagine e la parola, un invito a mettere in discussione ciò che consideriamo normale o ideale.

In questa prima mostra, i nostri fotografi ci presentano le immagini di 12 donne e un uomo, ciascuno con la propria storia e la propria verità, senza compromessi, senza filtri. Ogni scatto è un grido di libertà, un invito ad accettare e celebrare la diversità che rende ogni individuo unico, con la propria storia, con le proprie riflessioni, col proprio essere sé stessi senza compromessi.

  Aldo Torrebruno

Immagine della locandina:
Michela
Ogni curva racconta la mia storia di resilienza.
Ho camminato su strade avverse senza mai arrendermi.
Ho raggiunto il mio equilibrio.
Michela è stata fotografata da Duilio Bellomo

La mostra è curata dal Circolo Fotografico di Caravaggio.
Sul sito web è possibile scaricare il catalogo dell’intera iniziativa

VERNICE https://photos.app.goo.gl/ViuMoR9bSaFaeP5B8