0

SAVE THE DATE | Siamo così, dal body shaming al body loving | 13.10.2024

Siamo lieti di ospitare nelle nostre piccole bacheche, vere e proprie “camere delle meraviglie”, la seconda delle tre mostre collettive nate dall’iniziativa del Circolo Fotografico Il Caravaggio, dal titolo “Siamo così”

Si tratta di un ciclo che intende celebrare – come nella canzone di Fiorella Mannoia cui inevitabilmente il titolo richiama –  la forza, l’autenticità e l’unicità di ogni donna.

Proprio queste caratteristiche sono al centro dei lavori presentati dai membri del Circolo Fotografico, i quali hanno voluto immortalare modelle che sfidano serenamente (non coraggiosamente, serenamente) i canoni di bellezza convenzionali, offrendo uno spunto di riflessione profonda sul significato stesso di “bellezza”.

In concreto, questa mostra ci invita a riflettere su un concetto spesso considerato ovvio: cosa intendiamo davvero per canone di bellezza? Possiamo definirlo come qualcosa di stabile e immune all’influenza dei contesti storici, sociali e culturali? Esiste un canone estetico “universale”, su cui tutta l’umanità, passata, presente e futura, possa trovarsi d’accordo? Per noi, la risposta è chiaramente negativa. Il canone di bellezza non è fisso né universale, ma è piuttosto un riflesso in costante evoluzione del tempo e del contesto in cui si manifesta. Si trasforma continuamente in risposta alle rivoluzioni culturali, ai cambiamenti sociali e persino antropologici, rendendo ogni tentativo di definirlo in termini assoluti un’imposizione.

Questa riflessione apre un ambito di discussione tanto evidente quanto spesso sottovalutato: l’estetica è un costrutto sociale, una narrazione che si trasforma con il passare delle epoche, dei luoghi e delle esperienze. Tuttavia, la mostra va oltre e affronta altre due questioni centrali. La prima riguarda il corpo come “contenitore” della nostra identità. Spesso tendiamo a considerare il nostro corpo come un’entità stabile, ma in realtà esso è in continua trasformazione. Sia che si tratti di cambiamenti naturali o influenzati da esperienze fisiche e psicologiche, il corpo non è mai immutabile. Non siamo semplicemente un corpo, ma piuttosto abitiamo corpi in perpetuo cambiamento. Seguendo una prospettiva eraclitea, non solo non ci si immerge mai due volte nello stesso fiume, ma allo stesso modo, non indossiamo mai lo stesso corpo due volte, nemmeno nell’arco della stessa giornata.

La seconda riflessione riguarda la rivendicazione del corpo che abitiamo. Pur sapendo che il corpo è una forma in continuo divenire, abbiamo il diritto e il dovere di affermarlo con orgoglio, di accettarlo e celebrarlo per ciò che rappresenta in quel determinato momento della nostra vita. È un atto di autoaffermazione, ma anche di consapevolezza della sua impermanenza.

È proprio questo dialogo tra il corpo e l’io interiore a emergere dalle opere esposte. I fotografi, in collaborazione con le modelle, esplorano attraverso scatti intensi il legame con il proprio corpo e la percezione che gli altri ne hanno. Gli sguardi, le pose, le provocazioni fanno parte di un gioco estetico che sfida i pregiudizi e invita a una riflessione profonda. Si passa da modelli classici a pin-up giocose, fino a soggetti che rappresentano relazioni intime e personali, sempre valorizzati dalla sensibilità degli artisti, i quali riescono a cogliere l’essenza del messaggio che ogni persona, nella propria unicità, desidera trasmettere.

Non a caso, ogni modella affianca la propria immagine a parole che fanno da contrappunto, offrendo una riflessione personale sul rapporto con il proprio corpo, sugli sguardi esterni, sugli insulti o complimenti non richiesti, sui pregiudizi e sulle aspettative imposte dalla società. La mostra diventa così un dialogo tra immagine e parola, un invito a mettere in discussione ciò che consideriamo normale o ideale.

In questa seconda mostra, i nostri fotografi ci presentano immagini di una decina di donne, ognuna con la propria storia e verità, senza filtri né compromessi. Ogni scatto è un grido di libertà, un invito ad accogliere e celebrare la diversità che rende unico ogni individuo, con la propria esperienza, le proprie riflessioni e la propria autenticità.

  Aldo Torrebruno

Immagine della locandina:

Giada
“Posso soltanto guardare il punto dove stai guardando tu. E posso solo pensare che ho già vinto se convinco te che sei speciale.”
LAURA PAUSINI
Le cose che non mi aspetto
Giada fotografata da Gaia Di Giuseppe

La mostra è curata dal Circolo Fotografico di Caravaggio.
Sul sito web è possibile scaricare il catalogo dell’intera iniziativa

VERNICE https://photos.app.goo.gl/DGYGsFTM6HGH2qzT6