Le nostre piccole bacheche, le nostre Wunderkammern ospitano la terza collettiva nata da una affascinante iniziativa del Circolo Fotografico Il Caravaggio, intitolata “Siamo così”.
L’intero ciclo, che si conclude con questa mostra ha voluto celebrare, come si evince anche dal titolo dell’iniziativa, che esplicitamente richiama la nota canzone omonima di Fiorella Mannoia gli aspetti di forza, unicità e autenticità di ogni donna.
Le opere esposte dai membri del Circolo Fotografico sono incentrate su un tema cardine: la rappresentazione di modelle che sfidano, con una serenità consapevole, i tradizionali canoni di bellezza. Non si tratta di una sfida improntata al coraggio, ma di una quieta serenità che invita a una riflessione profonda sul vero significato di “bellezza”. La mostra, in sostanza, ci sollecita a mettere in discussione un concetto che spesso consideriamo scontato: cosa significa davvero bellezza? Possiamo considerarla un’idea fissa, inattaccabile dal tempo e dalle influenze storiche, sociali o culturali? Esiste forse un canone estetico universale, in grado di superare epoche e culture, e di rappresentare un ideale condiviso da tutta l’umanità in termini sincronici e diacronici? La risposta, per noi, è inequivocabilmente negativa. Il canone di bellezza non è un assoluto: esso si plasma e si evolve al passo con il contesto storico, sociale e culturale in cui prende forma. Subisce trasformazioni continue, rispondendo alle rivoluzioni culturali, ai cambiamenti sociali e persino a quelli antropologici, e ogni tentativo di definirlo in termini assoluti risulta limitante e restrittivo.
Questa analisi ci porta a un piano di riflessione tanto evidente quanto spesso trascurato: l’estetica, lungi dall’essere una realtà immutabile, è un costrutto sociale, una narrazione che si evolve con il tempo, i luoghi e le esperienze. Ma la mostra non si ferma qui, ampliando la riflessione ad altre due questioni centrali. La prima riguarda il corpo come “contenitore” dinamico della nostra identità. Tendiamo a percepirlo come stabile e immutabile, ma il corpo è in realtà un’entità in continua metamorfosi. Che si tratti di cambiamenti naturali o influenzati da esperienze fisiche o psicologiche, il corpo non è mai uguale a se stesso. Non siamo semplicemente un corpo: abitiamo e viviamo all’interno di un corpo in perpetuo divenire. Riprendendo il pensiero eracliteo, non solo non ci si immerge mai due volte nello stesso fiume, ma non si vive mai due volte nello stesso corpo, nemmeno nello stesso giorno.
La seconda riflessione esplora il tema della rivendicazione del corpo che abitiamo. Pur riconoscendo la natura transitoria del corpo, abbiamo il diritto e il dovere di affermarlo con orgoglio, di accettarlo e celebrarlo per ciò che rappresenta in ogni specifico momento della nostra vita. Questo rappresenta un atto di autoaffermazione, ma anche di consapevolezza e accettazione della sua impermanenza.
È proprio questo dialogo continuo tra il corpo e l’identità interiore a emergere dalle opere esposte. I fotografi, in sinergia con le modelle, costruiscono un linguaggio visivo intenso che esplora il legame profondo con il proprio corpo e la percezione che gli altri ne hanno. Gli sguardi, le pose e le scelte estetiche si configurano come elementi di una sfida ai pregiudizi e di un invito alla riflessione. I soggetti fotografici spaziano da richiami a modelli classici a figure giocose in stile pin-up, fino a rappresentazioni di relazioni intime e personali, tutte valorizzate dalla sensibilità dei fotografi, capaci di cogliere l’essenza di ogni messaggio unico che le modelle vogliono trasmettere.
Ogni scatto si arricchisce inoltre di un dialogo personale attraverso parole che accompagnano le immagini, offrendo una riflessione intima sul rapporto con il proprio corpo, gli sguardi esterni, i commenti, siano essi complimenti o giudizi non richiesti, e sulle aspettative sociali. In questo modo, la mostra si trasforma in un dialogo tra immagine e parola, un invito a riconsiderare ciò che definiamo come “normale” o “ideale”.
In questa terza edizione della mostra, i nostri fotografi ci presentano ritratti di una decina di donne, ognuna portatrice della propria storia e verità, senza filtri né compromessi. Ogni scatto è un inno alla libertà, un invito ad accogliere e a celebrare quella diversità che rende ogni individuo unico, con la propria esperienza, i propri pensieri e la propria autenticità.
Aldo Torrebruno
Immagine della locandina:
Stefania
I’m a real pin-up
Il mio peso per me non è mai stato un problema però sembra esserlo per gli altri che continuano a dirmi di dimagrire per il mio bene, per le mia salute ecc… ma io sto bene, sia di salute che con me stessa.
Eppure ancora tante persone si permettono di puntualizzare sempre questo “problema” ma, secondo me sono loro che non riescono ad andare oltre ai miei kili in più, dimenticandosi, con i loro commenti e i loro “consigli” che, oltre ad avere un corpo, io ho anche un’anima…dici che a qualcuno frega?
Stefania è stata fotografata da Elena Ameduri
La mostra è curata dal Circolo Fotografico Il Caravaggio.
Sul sito web è possibile scaricare il catalogo dell’intera iniziativa